C’era
una volta un contadino cinese il cui cavallo era scappato. Tutti i vicini
quella sera stessa si recarono da lui per esprimergli il loro dispiacere:
“siamo così addolorati di sentire che il tuo cavallo è fuggito. E’ una cosa
terribile”. Il contadino rispose: “Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa?.” Il giorno
successivo il cavallo tornò portandosi dietro sette cavalli selvaggi, e quella
sera tutti i vicini tornarono e dissero: “Ma che fortuna! Guarda come sono
cambiate le cose. Ora hai otto cavalli!” Il contadino disse: “Fortuna?
Sfortuna? Chi lo sa?.” Il giorno dopo suo figlio cercò di domare uno di quei
cavalli per cavalcarlo, ma venne disarcionato e si ruppe una gamba, al che
tutti esclamarono:“Oh, poveraccio. Questa e’ una vera disdetta” ma ancora una
volta il contadino commentò: “Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa?.” Il giorno
seguente il consiglio di leva si presentò per arruolare gli uomini
nell’esercito, e il figlio venne lasciato a casa per via della gamba rotta.
Ancora una volta i vicini si fecero intorno per commentare: ”Non è fantastico?”
ma di nuovo il contadino disse: “Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa?.”
Il
contadino si è mantenuto nel rifiuto di guadagno o di perdita, di vantaggio o
di svantaggio perché, se ben si pensa,
non c'è nulla che possieda una caratteristica che sia sempre positiva o sempre
negativa
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